Tradizioni
LA MORESCA
Rappresentazione drammatica (32 strofe) dove la parte dialogata è predominante sulla danza guerresca. La cerimonia veniva eseguita fino agli anni ’50 sempre durante il Carnevale e contrapponeva dodici Cristiani e dodici Mori che si fronteggiavano armati di spade e sciabole di legno. Gli uomini interpretavano anche personaggi femminili.
I costumi, arrangiati, erano composti da camicia bianca e pantaloni chiari per i cristiani e corpetto rosso con ampia gonna sopra i pantaloni, una cinta ed un cappello a forma di cono per i Mori. La regina era vestita con un abito bianco, veli e diademi.
Grazie al contributo della Regione Lazio, il 28 dicembre 2008, dopo 52 anni, la Pro-Loco ha riproposto di nuovo la Rappresentazione Storica della Moresca di Paganico Sabino, ricostruita negli anni con un meticoloso lavoro di raccolta delle informazioni svolto principalmente da Anastasio Spagnoli, supportato dalle testimonianze di gran parte degli anziani del paese.I costumi, arrangiati, erano composti da camicia bianca e pantaloni chiari per i cristiani e corpetto rosso con ampia gonna sopra i pantaloni, una cinta ed un cappello a forma di cono per i Mori. La regina era vestita con un abito bianco, veli e diademi.
Riferimenti:
Pubblicazione “La Moresca di Paganico Sabino” – dic. 2006 – di Anastasio Spagnoli
Pubblicazione “ I Paladini di San Carneàle” – SECIT Editrice, 1986 – di Roberto Marinelli
Personaggi principali:
Regina, Ambasciatore, Signore (RE), Damigella, Capitano dei Cristiani, Capitano dei Turchi (Gran Sultano), Secondo Capitano dei Turchi.
LA BANDA MUSICALE
La Società Filarmonica “La Montanina”, banda musicale del nostro paese, è stata per molti anni un vanto di Paganico Sabino.
Della sua intensa attività dipanatasi lungo l’arco di un secolo, possediamo informazioni scarne e lacunose e al di la di vicende personali più o meno curiose e di aneddoti, pochi gli elementi certi.
Alcune date, alcuni nomi:
1885 – Tomaso Marazzi, maestro di scuola elementare, trasferitosi a Paganico, fonda la Società musicale “La Montanina”. Questa data, ci viene confermata da “Cencio”, (Vincenzo Torraca, Conte, nato a Montalto di Castro e morto a Paganico nel 1932; marito della figlia di Tommaso Marazzi, la “Sora Elvira”, celebre ufficiale postale del paese) il quale, in un suo articolo in Vita Sabina del 1901 titolato “Su e giù per la Sabina” dice a proposito di Paganico: “Ha un concerto fondato nel 1885”.
1931 – In questi anni la nostra Banda Musicale è particolarmente viva ed efficiente raggiungendo un buon livello di professionalità. Concepisce e realizza (cosa strabiliante per quei tempi), un depliant pubblicitario nel quale viene esposto il “Repertorio Estivo 1931” e si avvale di un maestro concertatore con il quale esplora alcuni dei più famosi brani operistici.
1934 – In risposta ad una circolare del 17/10/1934 del Sindacato Interprovinciale Musicisti Sezione Provinciale di Rieti, il Podestà di Paganico, con lettera prot. 1513 del 20/10/1934 dice che : … in questo comune è residente il Maestro Castellini Lamberto, nato in Roma li 12 maggio 1889, compositore e direttore di Banda e Orchestra, insegnante di violino, socio e fiduciario della Società Italiana degli Autori ed Editori. Esiste nel comune la Società Musicale “La Montanina”, corpo bandistico di circa quaranta elementi, società di fatto senza legale costituzione ma esercente ed in regola con la S.I.A.E”.
1976 – Dopo anni in cui la banda aveva quasi completamente cessato le attività, essa viene ricostituita con l’innesto di forze fresche e piene di entusiasmo, nonché con il generoso e commovente apporto dei vecchi musicanti. Il Maestro era Adelino Zacchia. Dalla metà degli anni ottanta la Banda Musicale non è più attiva. Un tentativo di ricostituzione effettuato nei primi anni ’90 con il consenso di una assemblea popolare, dopo un iniziale successo, non ha avuto, per varie ragioni, seguito.
LA FIERA DI SAN GIOVANNI
Il 30 agosto di ogni anno, da tempo immemore si svolge a Paganico la fiera di San Giovanni.
Fino agli anni ’70, la manifestazione ruotava intorno alle esigenze dettate dalla civiltà agro-pastorale e riguardava soprattutto la compravendita di animali e di utensili necessari a sostenere le attività agricole. I prati vicini al centro abitato, erano affollati di cavalli, mucche, asini, maiali, etc… , nella piazza principale e lungo la “via Romana” c’era un vero e proprio mercato e per le vie del paese pittoresche figure di artigiani (provenienti da Marcetelli) andavano per cantine a riparar tini e bigonce.
A distanza di anni, in un contesto totalmente mutato, la “Fiera” sopravvive ancora e ogni anno un gruppo di rivenditori ambulanti di articoli casalinghi, scarpe, giocattoli, abbigliamento ed altro ancora, mantiene in vita questo antico mercato, frequentato dai residenti e dagli ultimi villeggianti (siamo infatti alla fine della stagione estiva) presenti nella Valle del Turano.
Alba di fiera (di Sergio Spagnoli – luglio ’93)
(dal Giornalino La Pietrascritta – a cura di Danilo D’Ignazi , Anastasio Spagnoli e Sergio Spagnoli)