Info Generali
Provincia: Rieti
Comunità Montana del Turano
Riserva Naturale Monte Cervia Monte Navegna
Superficie: 9,20 Kmq
Popolazione Residente: 180
Densità KMq: 19,6
Denominazione Abitanti: Paganichesi
Cap: 02020
Prefisso telefonico: 0765
Comuni Confinanti: Ascrea, Collegiove, Marcetelli, Pozzaglia Sabina, Varco Sabino.
Altezza slm: 720 (sede Comunale) : minima 536 mt (Lago Turano) ; Max 1438 (Monte Cervia)
Latitudine: 42°11’26″16 N
Longitudine: 12°59’52″08 E
Gradi decimali: 42,1906; 12,9978
Classificazione Sismica: Zona B2 (sismicità media)
Monte Cervia: Altezza mt 1438 (Appennino Laziale)
Lago del Turano : sup 5,6 Kmq; profondità Max 60/70 mt.
Santo Patrono: San Nicola, 6 Dicembre
IL PAESE E GLI ALTRI NUCLEI ABITATI
Il territorio urbanizzato riguarda principalmente il centro abitato di Paganico Sabino e alcuni piccoli nuclei abitati sparsi sul territorio. Il Pese antico (medievale) è arroccato su uno scosceso sperone roccioso collegato al versante nord-occidentale del Monte Cervia a 720 mt di altitudine. La parte più recente del paese (ottocentesca e moderna) invece si è sviluppata sul colle di San Giorgio. L’aspetto del borgo antico è quello di un “castrum” mediovale. L’ingresso è segnato da due porte che conducono tramite strettissime viuzze al cuore del paese. Nella sommità del borgo si presume ci sia stata l’antica “Rocca”, il luogo porta infatti quel nome ed è caratterizzato da un incastellamento con porte di accesso intorno ad un possente sperone roccioso (autentico belvedere sulla Valle del Turano). Durante il ‘700, il paese si è ampliato fuori dall’incastellamento originario fino a giungere alla confluenza con il colle di San Giorgio, dove successivamente si è esteso fino ai nostri tempi.
Piccoli nuclei abitati sono sorti sul territorio su strutture o casali preesistenti e asserviti originariamente alle attività agricole, nelle seguenti località: “Ara Vecchia”, “Polledrone”, “Ponte”, “Acqua Corona”, “Crugnaletta”, “Colle Petruni”, “Leordella”, “Zingari” e “Marcassiccia”, “Campo di Grotte”, “Prata”, “Lesche” (quest’ultime sulla riva sx del Lago Turano). Esse sono raggiungibili attraverso la S.P. Turanense o attraverso una sterrata che fiancheggia la sponda sinistra del fiume e del Lago del Turano, collegata alla S.P. Turanense attraverso il ponte di Paganico ed il ponte di Ascrea, entrambi costruiti per il collegamento delle due sponde a seguito della realizzazione del bacino artificiale, importantissima riserva d’acqua e di energia per le centrali elettriche di Cotilia e di Terni.
IL TERRITORIO
Il territorio comunale presenta una superficie di 9,20 Kmq ed è compreso tra 530 mt circa di altitudine del Lago del Turano ed i 1438 mt di altitudine del Monte Cervia. Gran parte del territorio si estende sul complesso montuoso del Cervia. I versanti nord-ovest e sud-ovest, che sovrastano il nucleo abitato, affacciano con aspre pendenze a strapiombo sul lago del Turano. I versanti sono ricoperti da fitta macchia di carpino, roverella e orniello assieme a ginepro, ginestra ed altre spinose. Sopra il paese un rimboschimento con pino nero e con larice eseguito nei primi anni del ‘900 a protezione dell’abitato, si alterna con la vegetazione autoctona che passa da quella submontana al faggio. La fascia più alta dei versanti è interessata da faggete degradanti che lasciano spazio ad ampie praterie. Sul versante sud-ovest a circa 750 mt di altitudine, su un’aspra parete rocciosa, si manifesta la presenza di numerose grotte e sporgenze rocciose ricoperte alla sommità dal caratteristico ornamento del leccio. Il versante Nord scende bruscamente nell’orrido della gola dell’Obito scavata dalle acque impetuose del fosso omonimo. Il versante nord-est, interessato dalla presenza di faggete e più in basso dalla presenza di estesi castagneti da frutto, degrada più lievemente. Il fiume ed il lago del Turano (realizzato tra il 1936 ed il 1939 con una ciclopica diga di contenimento delle acque del fiume omonimo) tagliano trasversalmente il territorio comunale. Sulla riva del fiume opposta al paese, il territorio dapprima dolcemente inclinato e spoglio di vegetazione (dove viene ancora praticata in forme modeste l’agricoltura) si eleva abbastanza rapidamente sulle pendici del monte Faito.
Con L.R. del 3.10.97 n. 29 un’ampia fetta del territorio comunale (tutto il versante del Cervia che sovrasta il paese di Paganico) entra a far parte della Riserva Naturale Monte Navegna e Monte Cervia che si estende anche sui territori dei comuni di Ascrea, Castel di Tora, Collegiove, Collalto, Nespolo, Marcetelli, Roccasinibalda e Varco. L’elemento predominante nel paesaggio vegetale della Riserva è rappresentato dai rigogliosi boschi che coprono gran parte dei rilievi. Assai estesi sono i castagneti con esemplari secolari di rara bellezza. La vegetazione spontanea è formata da querceti caducifogli con cerro, rovere e, più in quota, da faggete. La fauna è ricca di specie legate agli ambienti boschivi: lo scoiattolo, il cinghiale, il tasso, la marmotta, la lepre, la donnola oltre ai tanti piccoli mammiferi dei boschi come il topo quercino ed il moscardino. Sino a qualche decennio fa la zona era regolarmente frequentata da una coppia di aquile che nei nostri giorni comincia a riaffacciarsi saltuariamente nel nostro territorio. Oggi sono ancora presenti altri rapaci come la poiana, lo sparviere, il gheppio, l’allocco, la civetta, il gufo comune e il barbagianni, conosciuto in dialetto come “u friulone” per l’insistito e struggente verso d’amore che in primavera caratterizza le notti. Tra gli uccelli i picchi verde e rosso maggiore, l’upupa, il fringuello, il rampichino, il ciuffolotto, il colombaccio. Nidificano inoltre, i falchi pellegrini e, recentemente, è stata più volte avvistata una coppia di aquile così come è stata rilevata la presenza del Lupo.
Il territorio del Comune di Paganico Sabino.
L’ECONOMIA
L’economia prevalentemente legata all’agricoltura ed alla pastorizia, ha caratterizzato il Paese sin dalle sue origini. Pur tuttavia tra il 1700 e la prima metà del 1900, Paganico ha assunto un ruolo strategico nel commercio e nell’economia della Valle del Turano. Era un punto di scambio dei prodotti del legno provenienti dal Marcetelli (botti, tini, etc…) e prodotti agricoli dell’area del Turano. La Fiera di San Giovanni (30 agosto) ha testimoniato fino ai nostri giorni questa caratteristica del nostro paese. La gente del posto, fino agli anni ’60 ha integrato l’attività agricola locale con i lavori stagionali verso la campagna romana e la lavorazione dell’olio praticata nei frantoi tiburtini e della sabina romana.
Oggigiorno, le uniche fonti di lavoro sono rappresentate dall’area industriale del Carseolano e da alcune attività locali legate all’edilizia, ai servizi ed alla ristorazione. L’agricoltura sopravvive in forme molto marginali (orti, oliveti, castagneti da frutto nella dimensione familiare) e sono addirittura scomparse da oltre un decennio le attività legate all’allevamento del bestiame. Restano tuttavia molto attive alcune piccole attività artigianali e imprenditoriali (un ristorante, un vapoforno, un Pub, un artigiano edile, due cooperative, etc…) che sostengono l’economia locale e la vita sociale con i loro preziosi servizi.
Il turismo non è particolarmente sviluppato, anche se ce ne sarebbero tutti i presupposti: una natura incontaminata e molto suggestiva, elementi di notevole interesse storico ed artistico, la vicinanza con l’enorme virtuale bacino di utenza che è Roma. Si avvertono comunque segni incoraggianti; un discreto movimento di fine settimana, una certa ripresa della domanda di case, e non solo per le vacanze estive, un sempre maggiore interesse destato dai luoghi nei turisti “di qualità” ed un crescente interesse da parte giovani del luogo per lo sviluppo di attività imprenditoriali. Recentemente (fine anni ’90) sono state realizzate 2 strutture ricettive, cosiddette di “albergo diffuso” (recuperando l’edificio della ex Mola Comunale “ex mulino ad Acqua” e la diruta chiesa della S.S. Annunziata per complessivi 25 posti letto, destinati prevalentemente al turismo giovanile), è stata reso fruibile ai visitatori il sito archeologico di “Pietrascritta” sulla Strada Turanense, sono stati avviati progetti di recupero della sentieristica da parte dell’Ente Riserva ed all’interno del paese sono state avviate alcune importanti opere di recupero e di valorizzazione di alcune parti del centro abitato. Progetti, strutture e siti che, insieme, integrano un vero e proprio polo di attrazione turistica che, se ben gestito in collegamento sinergico con tutti gli altri poli della Valle del Turano, auspicabilmente in stretta collaborazione tra il Comune e gli altri enti territoriali (Regione, provincia, Riserva Naturale Monte Navegna e Monte Cervia) e privati, potrebbe determinare notevoli effetti sia sull’entità del flusso turistico, sia sulla sua sistematicità e sulla sua qualità, aspetto da non trascurare in una zona che dispone di spazi estremamente suggestivi ma limitati.
dalla pubblicazione – PAGANICO “IDENTITA’ E STORIA DI UN PAESE NELLA VALLE DEL TURANO” , DICEMBRE 2009 – Cartografia di Enrico Bonanni rielaborata da Dimitri Affri per la pubblicazione suindicata.
LA POPOLAZIONE
Oggi i Paganichesi residenti sono circa 190. Gli abitanti sono per la maggior parte anziani. Il fine settimana e nel periodo estivo il paese ospita un maggior numero di persone, in gran parte originarie del posto, toccando picchi di 900 presenze nel periodo di Ferragosto. Molto marginali risultano le presenze turistiche vere e proprie. Paganico ha subito un forte e progressivo spopolamento a partire dagli anni ’30. Le cause sono molteplici e riconducibili principalmente ai mutamenti sociali dovuti al passaggio dalla civiltà agro-pastorale a quella industriale dell’ultimo secolo. La creazione del Lago (1936 – 1939) e quindi la perdita dei pochi territori pianeggianti, l’impossibilità di poter modernizzare le forme di produzione agricola, la bassa redditività dell’agricoltura locale, l’incapacità di avviare attività in cooperazione, l’emigrazione definitiva della numerosa comunità di pastori transumanti e la ricerca di nuove e più redditizie forme di lavoro sono forse i motivi principali dell’avvio di un devastante esodo verso la città che ha accomunato tutti i paesi dell’area circostante. Paganico, che sul finire del XVIII secolo era un <<gastaldato Baronale dei Barberini con circa 630 anime>>, suddivise in centotrenta famiglie, nel 1931 superava, se pur di poche unità, i 1000 abitanti. Di seguito la tabella della popolazione residente dal ’36 al ’91 nei paesi della Valle del Turano e del circondario.